I dipinti antichi: generi e stili pittorici


Gli stili pittorici furono classificati per la prima volta nel Settecento in generi, così definiti: la pittura storica, il ritratto, le scene di vita, i paesaggi e le nature morte.
Questa gerarchia era basata sulla concezione dell'uomo come misura di tutte le cose: per questo i quadri con soggetti umani erano di maggior valore rispetto ai soggetti inanimati. I dipinti a tema storico invece erano i più pregiati perché mostravano i più nobili eventi della storia dell'umanità e della religione.
Facciamo quindi un breve viaggio tra gli stili pittorici, alla scoperta delle particolarità dei dipinti antichi.



La vita quotidiana nei dipinti antichi


La vita quotidiana entrò nei dipinti solo nel Seicento, fino ad allora il senso comune voleva che fossero raffigurati nei quadri solo soggetti di particolare importanza e potere. Santi, sovrani, guerre e scene sacre cedevano il posto alla vita privata e domestica, al lavoro e allo svago delle persone comuni.

Il nuovo genere pittorico nasceva nei Paesi Bassi, per diffondersi presto in tutta Europa. La fiorente borghesia mercantile non si sentiva rappresentata dai temi solenni, iniziò quindi a commissionare agli artisti dei dipinti con soggetti meno religiosi e più vicini all'esperienza quotidiana. Interni domestici, luoghi urbani, attività ordinarie entrano per la prima volta nei quadri come protagonisti.

Le scene di genere divennero davvero popolari nel Settecento, nonostante il disprezzo di teorici e accademici che consideravano tale produzione incompatibile con gli alti ideali della pittura. Non a caso il genere si affermò nei paesi del Nord Europa, dove mancava una tradizione classicista e le immagini di culto erano condannate dalle religioni riformate.




Uno dei grandi maestri di questo genere fu Bruegel il Vecchio, il capostipite di una famiglia di pittori molto attiva tra Seicento e Settecento. Nei suoi quadri ritraeva con occhio attento momenti della vita quotidiana dei contadini fiamminghi, osservandoli sempre con grande ironia e partecipazione. Ogni dipinto è ricco di aneddoti e personaggi caricaturali, che diventano rappresentazioni comico-allegoriche della vita nelle Fiandre.
Bruegel il Vecchio ambientò episodi della Bibbia in paesaggi e città dell'Europa settentrionale della sua epoca, trasformando la stilizzazione tipica dell'arte medievale in una rappresentazione più realistica del mondo.

Un altro esponente della pittura del quotidiano fu Jan Vermeer, che nelle sue opere rappresentava le attività lavorative e di svago con grande naturalezza e attenzione ai piccoli gesti. Protagoniste sono spesso le figure femminili, intente a leggere, cucire, suonare; ma il vero soggetto è la luce e il suo riflettersi dando forma alle cose del mondo. La pittura di Vermeer non è rivolta alla storia, all'azione o al movimento; è piuttosto iconografica e volta a svelare l'armonia in uno scorcio di vita.

Nell'800 si fa strada il realismo pittorico, ed è una svolta nella pittura che fino ad ora si dedicava a rappresentazioni idealizzate secondo i canoni classici. Le scene di genere esplorano la vita di borghesi, contadini e pescatori, concentrandosi spesso sugli aspetti più banali della quotidianità.



 
 Pieter Bruegel il Vecchio - Banchetto nuziale, 1567




I ritratti


La figura umana è sempre stata centrale nelle rappresentazioni artistiche, e il ritratto esiste da quando esiste la pittura. I ritratti possono essere oggettivi e realisti oppure espressionisti, indipendentemente dallo stile non sono mai semplici riproduzioni delle fattezze reali di una persona, ma vogliono mostrarne l'essenza interiore.

All'inizio del Rinascimento i ritratti non avevano lo scopo di rappresentare fedelmente i soggetti, ma ponevano l'attenzione sulla tipizzazione dei personaggi: si raffiguravano il vecchio, il brutto, la donna angelicata, il sovrano… Solo nel Cinquecento i pittori volgono l'attenzione ai tratti somatici delle persone e alle peculiarità dell'individuo, riprendendo la tradizione dell'arte romana antica. Il ritratto rinascimentale tende ad una resa sempre più viva della figura umana, aprendo la strada al Manierismo, all'Impressionismo e all'Espressionismo, le correnti che si affermeranno nei secoli successivi.

Diego Velàzquez, Las Meninas, 1656 



Nel Rinascimento furono introdotte molte innovazioni nella ritrattistica:

- Ritratti in miniatura: una particolare tecnica pittorica che consiste nella realizzazione di piccoli ritratti su medaglioni in metallo o avorio. Queste piccole opere venivano commissionate come ricordo affettivo di una persona e potevano essere indossate come gioielli, oppure usate per impreziosire una scatolina o decorare una parete.

- Ritratti di profilo: sono ispirati ai medaglioni antichi e ritraggono la persona di profilo, in modo da conferirle solennità e autorevolezza. La figura viene idealizzata e rappresentata con distacco ed eleganza. Dei famosi ritratti di profilo furono realizzati da Piero della Francesca, che dipinse i coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza in un doppio ritratto, esprimendone lo status sociale con l'equilibrio compositivo.

- Ritratti a tre quarti: dai Paesi Bassi si diffuse l'usanza di ritrarre le persone da vicino con un ritratto a tre quarti, che sostituì quello di profilo. Erano soprattutto i soggetti laici ad essere raffigurati in questo modo, con la pittura ad olio che consentiva nuovi effetti di naturalismo e luminosità. Il soggetto guarda dritto negli occhi l'osservatore, e trasmette così il suo stato d'animo. L'artista può concentrarsi sull'indagine psicologica del personaggio e la mette in luce attraverso la cura dei tratti fisionomici, gli effetti di chiaroscuro e la tecnica dello sfumato.



- Ritratto di corte: è il sottogenere di ritratto che immortala i personaggi di potere, come papi, sovrani, cardinali, vescovi, ufficiali… Questi sono raffigurati a figura intera o a mezzo busto, in pose ufficiali e con grande cura per i tratti somatici, che non rivelano i sentimenti ma aderiscono alla realtà. Gli abiti, i gioielli e le armature sono resi con estrema fedeltà, poiché l'obiettivo è rendere visibile l'importanza, la nobiltà e il potere dei committenti.

Inizia in questo periodo anche l'usanza di realizzare i ritratti di fidanzamento, di piccole dimensioni per essere donati al futuro coniuge. Divengono inoltre popolari i ritratti di gruppo che rappresentano la famiglia al completo, come si vede nelle famose opere di Rembrandt e Velazquez.

Nel Barocco i ritratti erano un mezzo per affermare l'autorità delle persone importanti, che venivano raffigurate vestite riccamente.

Nel Romanticismo i ritratti erano ispirati alle grandi personalità, ne raffiguravano l'aspetto interiore e psicologico attraverso luci drammatiche e attenzione all'espressività, come si vede nei dipinti di Delacroix e Goya.
L'avvento della fotografia soppiantò in parte la ritrattistica di basso livello; alcuni artisti invece utilizzavano proprio la fotografia come base della composizione, si vedano ad esempio le opere di Degas ed Eatkins.




Le nature morte


La natura morta è un genere che ebbe grande diffusione in Olanda. Nei paesi nordici i soggetti religiosi si usavano poco, i borghesi preferivano specchiarsi in un'arte che rappresentasse gli oggetti simbolici del benessere: fiori, tulipani, cannocchiali, microscopi, vetri, boccali cesellati, ceramiche dipinte, tessuti ricamati, tendaggi, cibi pregiati e di importazione quali pesce, formaggi, agrumi, frutta esotica, spezie.

Nel Seicento si diffuse inoltre il pensiero eliocentrico, che mise in crisi l'uomo con la scoperta di non essere al centro dell'universo. L'Europa intera era instabile, mancando di punti di riferimento politici e religiosi; si affermava il razionalismo scientifico.
I soggetti inanimati potevano così essere messi al centro dell'attenzione. Il piacere estetico diventava un valore a sé stante.



Le nature morte si differenziano in varie tipologie a seconda dei soggetti e dell'ambientazione, che può essere il posto della cucina dove viene accumulato il cibo oppure la tavola imbandita.

- Colazione: il punto di vista è ravvicinato, su un tavolo apparaecchiato per la colazione, con forti prospettive ed effetti di trompe-l'oeil. Sul tavolo sono raffigurati cibi, vassoi lucenti, tazze, bicchieri, bottiglie, porcellane e argenteria, con una disposizione apparentemente casuale. Ogni alimento ha un preciso significato: pane e vino sono riferimenti religiosi, formaggio e latte indicano l'abbondanza e lo spreco, pesce e ostriche indicano ricchezza e voluttà, la frutta dalla buccia bacata è la fugacità del tempo.
Questo sottogenere di natura morta ebbe origine nelle zone fiamminghe e tedesche, per presto diffondersi in tutta Europa.

- Angolo di cucina: di solito i dipinti di questo genere hanno per soggetti alimenti di vario tipo, ma anche utensili da cucina, rappresentati senza ordine in un angolo della cucina o del luogo in cui vengono custoditi. L'accumulo di cibi e strumenti simboleggia l'abbondanza e la grande disponibilità, ma anche la transitorietà della vita.
Questo è forse il sottogenere più diffuso di natura morta, in particolare nelle rappresentazione di pesci e cacciagione.




- Tavola imbandita: questo genere che ebbe grande fortuna nei Paesi Bassi, raffigura un vasto assortimento di cibi, utensili e tovaglie in tessuti pregiati. Tutti gli oggetti vengono disposti in modo da dare l'idea di esuberanza e sfarzo, e dipinti con estrema cura per i materiali e i giochi di luce.
Gli alimenti raffigurati variano in base al luogo in cui il dipinto viene realizzato e sono per lo più i cibi tipici della regione, oppure quelli di cui l'artista (o il committente) aveva disponibilità.

- Motivi floreali: raffigurano composizioni di fiori, scelti a seconda del tipo e del colore, che richiamano le stagioni dell'anno e possono avere dei significati simbolici, talvolta religiosi: il giglio bianco rappresenta la purezza assoluta, i colori giallo, blu e rosso esprimevano onestà e sacralità.

- Vanitas: il tema della vanitas rappresenta un soggetto tutto a sé nelle nature morte antiche. Nel medioevo barocco gli artisti cominciarono a rivolgere l'attenzione agli oggetti che rappresentavano lo scorrere del tempo e la brevità della vita: nelle nature morte appaiono teschi, fiori appassiti, vasi di frutta bacata, bottiglie impolverate e candele consumate. Tali dipinti avevano lo scopo di ricordare all'uomo quanto la bellezza fosse effimera e la vita passeggera, per invitarlo a fare buon uso del tempo. Il genere ebbe grande diffusione in Olanda e nei paesi nordici, ma troviamo dei capolavori anche in Italia, Francia e Spagna.



I paesaggi


Fino al Settecento il paesaggio era entrato nelle opere solo come sfondo. L'arte era considerata un mezzo per rappresentare il sacro e illustrare le verità religiose al popolo, ma con l'Illuminismo cambiò significato e diventò un mezzo espressivo autonomo e fine a se stesso: nasceva il metodo scientifico e si affermava la ragione come strumento per uscire dall'ignoranza e conoscere la verità. Nell'arte ciò si traduceva con la riscoperta della natura, che era pura e razionale e si opponeva alla società caotica.
I paesaggi delle rappresentazioni settecentesche sono mondi idilliaci in cui l'uomo vive in perfetta armonia con la natura, in un universo meccanico che opera secondo le leggi della ragione. 
Nasceva in quel periodo il vedutismo: gli artisti dipingevano sul luogo, realizzando delle sorte di “cartoline” della città.



William Turner, Flint Castle
Gli artisti romantici dei primi anni dell'Ottocento misero in dubbio la certezza dell'esistenza di una realtà oggettiva. Pittori come Van Gogh, Constable, Turner, Corot, indagavano una realtà che poteva essere solo soggettiva, e nel rappresentarla vi imprimevano le proprie emozioni. Con le loro opere cariche di significati emotivi, aprirono la strada all'Impressionismo. 
Nella loro nuova poetica della visione, i pittori romantici scoprirono come l'immagine della realtà fosse generata da un'impressione: gli oggetti non erano concetti determinati e delimitati da linee fisse e inequivocabili, ma erano visioni, sempre filtrate dalla percezione soggettiva.

Nella poetica romantica diviene importante il concetto di istante come attimo irripetibile,   l'unico modo per non perderlo era fissarlo sulla tela assieme alla sensazione che ha suscitato.
L'istante è l'attimo in cui la natura si rivela nella sua magia, e attraverso le manifestazioni atmosferiche e i cambiamenti di luce svela la verità nascosta del mondo. L'istante è l'attimo di rivelazione di un segreto, è il momento in cui emerge la finitudine dell'uomo rispetto alla vastità e alla complessità dell'universo.



La storia


Vi è infine un altro genere di dipinti antichi che ebbe grande diffusione e ancora oggi è molto rinomato: i dipinti a tema storico. Questi sono sempre stati considerati i più pregiati, si collocavano al di sopra dei ritratti, dei paesaggi e delle nature morte. Era la complessità del soggetto a renderli di tale valore, dato che rappresentavano grandi scenari, con figure umane, spesso in movimento, e molte azioni.
Fu il Settecento a dare un nome a questo genere, che tuttavia esisteva già da molto tempo. Fino ad allora i dipinti a tema storico raffiguravano soggetti della mitologia greca e romana, episodi biblici e battaglie leggendarie.
Nel corso dell'Ottocento il dipinto storico si amplia a soggetti più moderni, come ad esempio le opere di Benjamin West che rappresentavano avvenimenti recenti, e persone che indossavano abiti moderni e non più abiti “senza tempo”.
Nell'Inghilterra di metà Ottocento, il dipinto storico era uno strumento per conoscere il resto dell'impero inglese, divenendo così una forma di documentazione. L'attenzione si volgeva a soggetti più umani e intimi, non più le grandi battaglie, i grandi temi storici o letterari.
Benjamin West, La morte del generale Wolfe, 1770 






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