Quadri antichi e pittura fiamminga

I quadri antichi e l'influenza della pittura fiamminga


I quadri antichi e l'influenza Fiamminga

La pittura a tempera su tavola, ha radici antiche, considerata una tecnica molto pregiata, era in uso fin dal medioevo. Rispetto ai colori ad olio, la tempera si asciuga più rapidamente con tinte più stabili nel tempo, creando una superfice compatta ed elastica anche se la variazione cromatica che avviene tra la fase di stesura e quella di asciugatura può essere evidente. I colori utilizzati dosati a piccoli tratti, erano di base inorganica e amalgamati con rosso o bianco d'uovo. Il legno utilizzato era pioppo, debitamente piallato e levigato, che veniva impregnato con della colla naturale di base organica e del gesso per creare la base per la pittura. Alla fine del lavoro, spettava poi al pittore stendere una mano di vernice protettiva per proteggere i pigmenti nel tempo. 

La tecnica della pittura a tempera ebbe la massima diffusione nei secoli XIV e XV cedendo il passo in Europa ed in Italia dalla fine del XV secolo alla pittura, utilizzando pigmenti ad olio.
Fino alla metà del '400, la tecnica poteva anche essere accompagnata dall'utilizzo della foglia d'oro come funzione simbolica o ornamento, soprattutto nei dipinti devozionali.
In questa nuova tecnica al posto dell'uovo per la sospensione dei pigmenti, si usava l'olio che generalmente rendeva i colori più brillanti e luminosi di quelli a tempera. Tra i vari olii utilizzati nel tempo, il più diffuso fu l'olio di lino, che venne usato da numerosi artisti fino alla metà del XX secolo. 



Anche le tavole in legno erano usate per la pittura a olio, ma c'è da sottolineare che il supporto più diffuso per questo tipo di pittura era la tela, che poteva essere a trama fine o più grossa e granulosa e veniva utilizzata a seconda delle preferenze del pittore.
La tela inoltre aveva il vantaggio di essere di più facile conservazione, soprattutto per i grandi dipinti, che venivano arrotolati per agevolarne il trasporto.

Dobbiamo la diffusione della tecnica ad olio ai pittori Fiamminghi, tra i quali, Robert Campin, denominato Maestro di Flémalle, Jan van Eick, Hugo van der Goes e Rogier van der Weyden, anche se l'utilizzo dell'olio nella sospensione dei pigmenti era in uso già nell'antichità, e dopo anche nel medioevo; ma c'è da dire che i colori ad olio utilizzati erano di bassa qualità, si stendevano male e seccavano troppo in fretta.
Le novità introdotte dai pittori Fiamminghi le troviamo nella tecnica di stesura dei pigmenti, nel perfezionamento della tecnica di velatura nella attenzione al dettaglio e alla rappresentazione della luce.


Quindi in sostanza, le caratteristiche principali della pittura fiamminga sono:

Miglioramento della base e utilizzo dei colori ad olio
I ritratti sono ripresi con posa a 3/4 
Illuminazione e visione dettagliata dei soggetti 
perfezione e dettaglio dei particolari 

In genere l'artista rendeva lucida la superfice, inserendo fini strati di pigmento trasparente ottenendo così una riflessione della luce nei punti del quadro desiderati.
Nella tecnica a velatura, oltre al pigmento veniva steso anche una pellicola semitrasparente, che permetteva di realizzare più gradi di sfumature ottenendo una maggiore gamma cromatica. Lo scopo di questa tecnica era quello di sovrapporre strati di colore differente ottenendo infinite variazioni cromatiche. La tecnica a velatura era lenta e laboriosa, a volte ci volevano anni per completare un quadro magari di grandi dimensioni.
Uno dei risultati più interessanti della pittura fiamminga e la rappresentazione della luce, dove per la prima volta viene rappresentata in modo nuovo e diverso. I pittori fiamminghi si resero conto dell'importanza della luce come dimensione fondamentale per dare colore agli oggetti e profondità allo spazio rappresentato.


Uno degli espedienti in genere utilizzato dai pittori fiamminghi per veicolare la luce all'interno del quadro, è quello di dipingere scene raffiguranti l'interno di un edificio permettendo così di creare zone illuminate, con luce non diffusa ma proveniente ad esempio da finestre o punti d'illuminazione interna.
In questo modo, la luce crea punti d'illuminazione e punti d'ombra, creando così il famoso effetto fotografico.
La rappresentazione di scene d'interni, è stata una caratteristica comune della pittura fiamminga e olandese anche nei secoli successivi al XV secolo.


La diffusione della pittura fiamminga in Europa e in Italia nel periodo rinascimentale, la dobbiamo anche alla borghesia bancaria e mercantile del Belgio e dell'olanda, che decidendo di promuovere l'arte e lo sviluppo, spinse a che si realizzassero opere con soggetti religiosi e ritratti; questo permise ai pittori dell'epoca di offrire le loro opere anche ai signori di Firenze, Napoli, Urbino e Ferrara.
Alcuni pittori fiamminghi del tempo, Giusto di Gand, Hugo Van der Goes e  Rogier van der Weyden, ebbero modo di operare in Italia, ospitati da importanti famiglie aristocratiche Italiane, che propiziarono così, l'influenzamento reciproco delle tecniche in uso.
Tra le due tecniche di pittura c'erano molte differenze. In primis il modo di dipingere, gli italiani avevano una pittura più complessa e con equilibrio compositivo, mentre la pittura fiamminga era attenta al particolare e alla intensità dei colori; inoltre gli Italiani utilizzavano la pittura a tempera e l'affresco, la nuova tecnica a olio, arriverà appunto con l'avvento dei pittori Olandesi.
I pittori fiamminghi dal canto loro, appresero dagli italiani la prospettiva è il modo di raffigurare lo spazio.



Ma alla fine nonostante le differenze, notiamo che i risultati non sono molto distanti. Analizzando i quadri fiamminghi possiamo vedere che la profondità è data dagli oggetti rappresentati posti in prospettiva, concedendo ad ogni singolo oggetto un punto di vista differente. Questo modo di raffigurare gli oggetti, denominata visione analitica, fa sì che non rispettino gli spazi e i giusti rapporti di proporzioni.
Gli artisti italiani invece con la prospettiva lineare applicarono un modo più razionale della rappresentazione degli oggetti, la realtà raffigurata manterrà una precisa scala di proporzioni e di prospettive.
Questo modo di raffigurare gli oggetti verrà definita come sintetica.
Uno dei primi pittori in Italia a subire le influenze fiamminghe fu Antonello da Messina (Messina 1430-1479), dove con i suoi soggiorni a Napoli e Venezia conobbe le opere dei pittori fiamminghi in particolare di Jan van Eyck.


Ma molteplice è la lista dei pittori Italiani influenzati dai Fiamminghi, per citarne due su tutti, troviamo Piero della Francesca e Sandro Botticelli.

In Italia, la collezione di dipinti Fiamminghi ha una grande tradizione, possiamo affermare che sin dal '400 i Signori locali ne apprezzavano lo stile e la raffigurazione; motivo per cui, oggi, abbiamo molti quadri antichi di scuola fiamminga presenti nelle varie collezioni e musei Italiani.


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