Cos'è in definitiva una collezione? Un mondo dentro il mondo.
Il passato si allontana velocemente, il collezionista d'arte è quello che cerca di trattenerlo.
Si può e si deve raccogliere - in modo intelligente e piacevole - tutto ciò che amiamo e che appartiene alla persona amata, anche se non abbiamo una casa o un museo a disposizione, perché la poesia degli oggetti collezionati ne è l'autentica dimora.
I collezionisti sono fisiognomia del mondo delle cose. È sufficiente osservarne uno e badare a come tratta gli oggetti della propria vetrina. Si direbbe che appena li tiene in mano appaia ispirato da essi, abbia l'aria di un mago che attraverso di essi guardi nella loro lontananza.
Domenico Remps, il gabinetto delle meraviglie,
Una volta un uomo trovò nel suo campo una statua di marmo di estrema bellezza. La portò da un collezionista che amava tutte le cose belle, gliela offrì e questi la comprò a un prezzo molto alto. Poi
si salutarono. Mentre tornava a casa con i soldi, l'uomo pensò tra sé: «Quanto vale questo denaro! Come si può dare così tanto per un pezzo di pietra scolpita, sepolta e dimenticata sotto terra per un migliaio d'anni?». Il collezionista osservava invece la statua pensando: «Che meraviglia, che vita! Che sogno! È ancora fresca, dopo un dolce sonno di mille anni. Come si può rinunciare a tutto questo per del denaro, arido e inanimato?».
Non sappiamo perché, e che mai siamo venuti a fare quaggiù: quindi, cerchiamo di passare il tempo nel modo più consono ai nostri gusti. Io non ho altra morale; anzi, sono pronto ad applaudire chi, nato per fare il collezionista di francobolli o di porcellane, non ha che questo scopo nella vita. Egli ha raggiunto la vera felicità.
Il fine della mia vena di collezionista d'arte: concentrare per quanto possibile intorno a me le emanazioni della bellezza del mondo che migliorano il mio umore e affinano la mia spiritualità.
La collezione nasce dal bisogno di trasformare lo scorrere della propria esistenza in una serie di oggetti salvati dalla dispersione, o in una serie di righe scritte, cristallizzate, fuori dal flusso continuo dei pensieri.
Prima dell'età moderna collezionare era quasi un obbligo per i ricchi e i potenti, per ragioni che andavano dal prestigio alla mistica. Collezionare significava sapere.
Il vero collezionista è un bambino che ha appreso la difficile arte di abitare nelle cose che ha raccolto, senza fine.
È più ragionevole sacrificare la propria vita alle donne piuttosto che ai francobolli, alle vecchie tabacchiere, perfino ai quadri e alle sculture. L'esempio delle altre collezioni dovrebbe però ammonirci a cambiare, a non avere una sola donna, ma molte.
Uno non può collezionare tutte le conchiglie belle della spiaggia; uno può collezionarne solo poche, e sono più belle se sono poche.
Collezionare fotografie è collezionare il mondo.
Che un uomo abbia la passione dei francobolli non sembra strano a nessuno; ma che un uomo possa avere la passione della verità, sembra a moltissimi, nonché strano, incredibile: eppure la verità non è cosa che parli all'anima umana meno dei francobolli.
Fa parte dei ricordi più belli del collezionista il momento in cui comprò un libro, al quale in vita sua mai aveva dedicato un pensiero e ancor meno un desiderio, soltanto perché lo vide solo e abbandonato a se stesso in balia del mercato e come nelle fiabe delle Mille e una notte il principe fa con una bella schiava, lo acquistò per donargli la libertà. Per il bibliomane, infatti, la libertà di tutti i libri consiste nello stare da qualche parte sui suoi scaffali.
Non esiste alcuna norma che proibisca di possedere molti libri.
Quest'oggetto non ha mai avuto un'utilità pratica. Proprio per questo mi piace. È un pezzetto di storia che si sono dimenticati di alterare. È un messaggio che proviene da cento anni fa ed è un peccato non saperlo decifrare.
Il nuovo è molto antico, si può anzi dire che è sempre ciò che c'è di più antico.
Il collezionista è legato a un rapporto con gli oggetti che non ne mette in primo piano il valore funzionale, e dunque la loro utilità o fruibilità, ma li studia e li ama in quanto scena, teatro del loro proprio destino. Quel che più profondamente affascina il collezionista è collocare il nuovo acquisto dentro una sfera magica in cui, mentre è percorso dall'ultimo brivido, il brivido del venire acquisito, l'oggetto si immobilizza. Ogni ricordo, pensiero, consapevolezza diventa zoccolo, cornice, piedistallo, cella del nuovo tesoro. Epoca, luogo, bottega, precedente proprietario – tutto questo il vero collezionista lo vede confluire, per ogni pezzo della propria collezione, in una magica enciclopedia la cui intima essenza è il destino di quel suo oggetto.
David Teniers, Erzherzog Leopold Wilhelm in visita alla collezione di dipinti, 1651